Chiedere aiuto spesso viene vissuto come un fallimento della propria vita e si commette l’errore di trattenere il proprio disagio “aspettando che passi da solo prima o poi” o pensando che ci sono cose peggiori.
Chiedere aiuto spesso viene vissuto come un fallimento della propria vita, per cui, spesso le persone svalutano, trattengono il proprio disagio “aspettando che passi da solo prima o poi” o pensando che ci sono cose peggiori. In questo modo la persona, investe una quantità di energia per allontanare il problema per paura o per orgoglio, rimandando di chiedere aiuto fino al momento in cui può divenire insostenibile continuare a far finta di nulla e la carica emotiva di disagio e sofferenza aumenta finendo con il trovarsi in un vicolo cieco.
La psicoterapia è necessaria in questa fase ma è utile anche ai primi sintomi di disagio. Ci si può rivolgere ad un terapeuta quando, ad esempio si manifesta: ansia, fobie, angoscia, panico, irritabilità, non controllo degli impulsi, instabilità di umore, difficoltà di relazione, condotte autolesive, e comunque in tutte quelle situazioni nelle quali si vive un disagio interno che ostacola il benessere e la serenità personale. Molto spesso si pensa che eliminando la situazione problematica il disagio si risolve non prendendo in considerazione che potrebbe verificarsi nuovamente e che si sta svalutando la propria capacità di affrontare le situazioni disagevoli.
Nella relazione terapeutica, lo specialista e il paziente hanno ruolo attivo nel processo di cambiamento, in quanto il terapeuta sostiene, incoraggia, permettendo al paziente di esprimersi liberamente senza MAI sostituirsi al paziente nella risoluzione dei suoi problemi. Il paziente si impegna a portare contenuti su cui lavorare in seduta collaborando con il terapeuta.
Capita, spesso, che la persona che inizia un percorso di psicoterapia, abbia la fantasia che il terapeuta abbia la” ricetta magica”; credere questo significa svalorizzare le proprie capacità assumendo un ruolo passivo nella relazione non considerando che si tratta di un lavoro di collaborazione reciproca.
Un elemento fondamentale, sia nel contesto individuale, di coppia e di gruppo è rappresentato dal contratto terapeutico.
Tenendo conto della richiesta del paziente e della diagnosi che lo riguarda, viene concordato un obiettivo terapeutico che in Analisi Transazionale prende il nome di contratto. Questo deve essere chiaro e condiviso da paziente e terapeuta,concreto e realistico.
Il contratto rappresenta il primo passo per promuovere il cambiamento in quanto il paziente assume un ruolo attivo nel processo di chiarificazione del problema e di responsabilità rispetto al raggiungimento del cambiamento stesso.
Inoltre il setting prevede l’accordo su costi, frequenza e modalità di pagamento.
Dott.ssa Laura Bocchini - Psicoterapeuta | Via Del Tintoretto 292 - 00143 Roma (RM)
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